Appunti (10).
46.
La poetessa Jana Černá e il suo “In culo oggi no” (Edizioni e/o) guida le mie aspirazioni in questo scorcio di inizio anno.
Trattasi di semplici auspici quotidiani.
Considerato che in questi ultimi tempi s’è già dato, oggi no, direi. E nemmeno domani, aggiungerei.
47.
La notte della fine dell’anno, l’ultima notte, proprio la notte di San Silvestro, a casa di Elisabetta e Massimo, mentre da fuori arrivava il fragore dei petardi e la mezzanotte era passata da un pezzo, a un certo punto io e Massimo abbiamo iniziato a parlare di scrittura e a chiacchierare di cose un po’ tecniche, di cose che poi in fin dei conti non sono molto appassionanti, anzi, non lo sono per niente, per chi non sa che farsene dei discorsi sulla scrittura.
E a ripensarci forse erano discorsi un po’ sconclusionati, quelli dell’altra notte, che era proprio la notte di San Silvestro. Sconclusionati e, a mio parere, importanti, come tutti i discorsi che riguardano la scrittura. Insomma, era la notte ideale per parlare di questi argomenti, la notte di un nuovo inizio, o di una nuova fine, dipende dai punti di vista.
Fatto che sta che il giorno dopo, mentre ascoltavo Radio 3, ho sentito che c’erano alcuni tipi che ne stavano parlando, di questi argomenti. Penso ne stessero parlando un editore e uno scrittore, il dettaglio m’è sfuggito. Parlavano di romanzi, e dell’utilizzo di figure e di metafore negli incipit. Francamente non ho ben capito di che cosa stessero parlando. Non sono riuscito ad afferrare buona parte di ciò che si dicevano. Però avevano un certo fascino, quei discorsi.
Io e Massimo, quando parliamo di scrittura, non sembriamo così affascinanti. O magari sì, e non lo sappiamo. Solo che a noi due non ci invitano mai, a parlare di scrittura, a Radio 3, il pomeriggio del primo dell’anno. Per fortuna.
48.
Ti stavo per dire alcune cose che poi ci ho ripensato se dirtele o no perché nel momento in cui te le stavo per dire già le avevo dimenticate, eran volate via.
49.
Circa i miei trascorsi scolastici, c’è da sottolineare che gli insegnanti, ai miei genitori, dicevano sempre: “non si applica, potrebbe fare di più”.
Avrei preferito un: “complimenti, ha doti e qualità, il ragazzo, diventerà un grandissimo stronzo”.
Invece niente. Nemmeno quello sono diventato.
50.
Questa poesia ha un titolo. Ed è.
“Vorrei che non mi guardassi dentro perché oltre al fatto che dentro ci sono cose che nemmeno in macelleria o in una gastroscopia forse non è proprio il caso, proprio no”
Vorrei
che non mi guardassi
dentro
2 Comments
Massimo Spiga
4 Gennaio 2013 at 15:58Hey, io sono dannatamente affascinante quando parlo di scrittura! E dovresti vedermi parlare di gastroenterologia.
Gianni
4 Gennaio 2013 at 23:40Max!
Oh, sì, ne sono sicuro. Dico, riguardo la gastroenterologia.
E anche riguardo la scrittura.
In realtà sono io che non riesco ad affascinarmi alla parte di me che parla di scrittura. Vabbe’, facciamo così, la prossima volta faccio solo domande 😉
Hasta la victoria, my friend!
G.
ps – se chiama Radio 3 che facciamo? Ci andiamo?