Benvenuto nel nuovo mondo.
Addì 2 febbraio 2013
Caro G.
Come stai? Spero bene.
Ti scrivo per farti sapere che ho scoperto una cosa importante.
L’altra sera guardavo alla tv un programma sui vulcani islandesi. Non era un granché, come programma. E, infatti, dopo un po’, mi sono reso conto che stavo guardando senza capire. Cioè, gli occhi seguivano una cosa, la testa un’altra. È una cosa che mi capita spesso, quella di osservare una cosa e di pensarne un’altra, contemporaneamente.
E insomma.
Non so com’è, ma di colpo s’è fatto strada un pensiero più luminoso degli altri. E ho capito qual è lo scopo della mia vita.
Lo scopo della mia vita è trovare un gratta & vinci da dieci milioni di euro. Acquistare il tagliando, grattare, vincere.
Dieci milioni. In un colpo solo. E la mia vita si trasformerebbe in un grande tappeto, soffice e bianco. Un immenso batuffolo di lana morbida.
Dieci milioni. Con un gratta & vinci. La mia foto su tutti i giornali, sulle riviste. Diventerei un personaggio famoso. Uno di quelli che vanno in tv a raccontare come hanno fatto. Com’è che si diventa ricchi, oggi.
Ricchi e famosi.
Perché è questo ciò che conta: diventare ricchi e famosi, e rotolarsi sul tappeto della vita. Perché oggi, se non sei qualcuno, se non sei famoso, sulla tua stupida vita non puoi nemmeno sputarci sopra.
Welcome in a new world!
C’era scritto su un grande manifesto in città, l’altra mattina, mentre andavo a lavoro.
Welcome in a new world!
Scritta nera su sfondo bianco. E nient’altro.
Welcome in a new world!
Bello, però, ho pensato. C’è qualcuno che mi dà il benvenuto.
In un nuovo mondo.
Ma niente. Dopo un po’ era già passato.
Dunque? Che ne dici?
Acquistare, grattare, vincere.
Che ne dici? Sarà questo il mio scopo?
E cos’altro, allora?
Far fuori qualcuno?
Ci ho pure pensato. Un bell’omicidio, e non se ne parla più. Anzi, una strage. Una strage, e non se ne parla più. La mia foto su tutti i giornali, sulle riviste. Diventerei un personaggio famoso. Uno di quelli che vanno in tv a raccontare come hanno fatto. Com’è che gli è saltato in testa di fare una strage.
Stragista e famoso. Proprio così.
E insomma.
È più o meno quello che mi son detto, mentre guardavo la tv, durante la pubblicità.
Poi non so se davvero mi verrà voglia di diventare famoso. Di grattare e vincere. Di fare una strage. Magari finirò per non far niente. Dipende.
Non lo so. Non mi sono posto un vero perché. Anche se in realtà me lo sono posto. In un certo qual modo mi son posto il perché non mi sia posto un perché. Ma non ho trovato risposta. Soltanto un soffio di appagamento, un compiacimento interiore al pensiero di avere uno scopo.
Quando ho spento la tv, il programma sui vulcani islandesi era già finito da un po’. Avevano iniziato a trasmettere la replica di un vecchio telefilm americano: gangster, poliziotti baffuti, grattacieli. Non mi andava di vederlo. Così sono andato a letto.
Prima di addormentarmi m’è venuto da pensare che avere uno scopo nella vita forse non è poi così fondamentale.
Però non mi è piaciuto, quel pensiero.
Infatti il giorno dopo ho cambiato idea.
Vabbe’, ora sono stanco.
Ti saluto.
Fammi sapere come stai.
Abbi cura di te.
Tuo, Aroldo.