Il genio dell’inerzia (2).
(segue da Il genio dell’inerzia)
q.
Le lettere che compongono l’alfabeto italiano sono 26.
No, dice A., sono 25.
No, dico io, sono 26.
No, dice lei.
Scommettiamo?, dico io.
No, dice lei, ho ragione e basta.
r.
Non ti sopporto.
Non ti sopporto quando fai così, le dico.
Intanto ho ragione io, dice A.
Non ha senso voler avere ragione a tutti i costi.
Non è ragionevole, le dico.
Intanto ho ragione io, mi dice.
s.
Esse? Esse cosa?
Esse è palindromo.
Esse sono palindrome.
Esse sono come Enne, Emme e Erre.
Esse sono come Effe e Elle.
t.
Ieri mi sentivo ben disposto nei confronti dell’umanità. A un certo punto le ho fatto un discorso chiaro e pacato. Un discorso di quelli che lo capiscono perfino i bambini.
u.
“Mi ricordo di essermi guardato allo specchio e di aver visto un perfetto estraneo” (Joe Brainard).
v.
Metto i puntini sulle I, sulle U, sotto la N, sopra la C, la G e la Z, e anche sotto la H. Posso pure mettere un uncino polacco o un qualsiasi altro segno di palatalizzazione.
w.
La mattina che ho conosciuto A. avevo appena litigato con B. Il giorno prima avevo litigato anche con C. E il giorno prima ancora con D. Provenivo da una settimana molto litigiosa.
x.
Vuoi solo farmi perdere la pazienza, le dico. Non ci casco.
Soltanto perché ho ragione io?
Non hai ragione, le dico.
Certo che ho ragione, mi dice.
Sai cosa ti dico?
No.
Dico che hai ragione tu. Brava.
Visto?, dice A. Hai perso la pazienza. Sei un perdipazienza. Ti arrendi subito.
y.
La prima volta che sono uscito con A. lei mi ha detto “Ti vorrei leccare il collo, profuma di sciroppo all’anice”. Nessuno mi aveva mai detto una cosa simile. Il giorno dopo ho indossato una sciarpa di lana ruvida.
z.
Zanata con quante T si scrive?
Con una.
Ah. E come mai?
Non lo so.
Conoscevo un Zanatta con due T. Siete parenti?
Non lo so. Forse.
Come sarebbe a dire forse?
No. Penso di no.
No cosa?
No che non siamo parenti.
Ah. E come mai?
nella foto, non è un uncino polacco