Cose che ho pensato (venticinque).
141.
Una volta ho pensato di guardarmi la pancia per vedere come cresceva la lanugine nell’ombelico. Ero convinto di poter fare chiarezza su uno dei grandi misteri della vita. Avevo trascorso la giornata a guardarmi la pancia, dalle otto del mattino alle otto di sera. Il giorno dopo avevo un’ernia cervicale e il medico mi aveva detto “qua mi sa che ci vuole il collare”.
142.
Una volta ho pensato di raccogliere la lanugine e di conservarla in un barattolo. Dopo tre mesi avevo raccolto tanta lanugine da farci un gomitolo grande come una pallina da tennis. Poi però c’ero rimasto male a leggere che un tizio australiano, Graham Barker, era entrato nel Guinness dei primati come detentore del primato di raccolta di lanugine ombelicale. Per vent’anni aveva raccolto 3 milligrammi di lanugine al giorno. La lanugine per i primi sei anni era di colore rosso. Poi era diventata verde perché il signor Barker aveva sostituito nel bagno gli asciugamani rossi con quelli verdi.
143.
Una volta ho pensato di compilare una lista delle cose da fare. Il primo punto era: a) ricordati di compilare la lista. Gli altri punti non me li ricordo perché la lista l’avevo scritta su un foglio di carta che poi avevo buttato via per sbaglio insieme a un mazzetto di scontrini del supermercato.
144.
Una volta ho pensato di mettermi gli occhiali al contrario. Vedevo il mondo capovolto. Gli unici raddrizzati eravamo io, Arturo e il suo cane, Marcel Proust. Poi però anche loro due ho iniziato a vederli un po’ rovesciati.
145.
Una volta ho pensato di raccontare a Marcel Proust di quando andavo in escandescenze non appena qualcuno diceva “Is in da house”. C’era gente che lo scriveva perfino su twitter e su facebook: “il nuovo divano is in da house”, “il porcellino d’India is in da house”, “la moglie di Claudio is in da house”. Mi era venuta voglia di prenderla a calci nel culo, certa gente.