Non è più un paese
C’è un paese, non lontano da qui, che non è più un paese.
Lo era, qualche tempo fa, al tempo del padre del padre di mio padre.
Ora non più.
Sono rimaste soltanto le case, in quel paese che non è più un paese.
Case vuote. Di ogni genere. Palazzi popolari, ville nobiliari, case senza tetto, case demolite, case sospese, case senza più finestre o balconi. Case mute.
Qualche lampione e i marciapiedi, sono rimasti, in quel paese che non è più un paese. E un cartello stradale sforacchiato, un grande cartello rettangolare consumato dalla ruggine, con dei buchi larghi come occhi di cavallo.
Sono rimasti i silenzi, in quel paese che non è più un paese. E nei silenzi il vento s’insinua, sussurra storie che nessuno può più ascoltare. Storie di amori, storie di lotte, storie di ladri, storie banali, storie di viaggi, storie invernali.
C’è un paese che non è più un paese, non lontano da qui.
Era un paese grande e bello.
Un tempo ci vivevano persino i padroni delle fabbriche. Arrivavano con i loro bei vestiti e con le loro auto lucide, i padroni. Sembravano usciti dallo schermo del cinematografo. Tutti allegri e imbellettati. Sciarpe in seta e mocassini.
A sentire chi se lo ricorda, nei ricordi di chi c’era un tempo, era proprio un bel paese, quel paese che ora non c’è più.