Sulla travolgente banalità delle popstar della letteratura.
Vado all’incontro di uno degli scrittori internazionali più popolari, di quelli che vendono milioni di copie di libri. Lo scrittore è ospite del festival letterario “Leggendo Metropolitano”, il tema conduttore è “Virtù e fortuna”. Prima dell’incontro, lo scrittore si attarda a firmare autografi e scrivere dediche sulle copie dei suoi libri. Poi sale sul palco insieme all’intervistatore che deve intervistarlo e alla traduttrice che deve tradurre. Applausi. In platea ci sono un migliaio di persone. Lo scrittore veste finto casual, indossa una camicia azzurrina e giacca scura, ha i capelli bianchi tirati all’indietro, occhiali da vista con la montatura fine. All’inizio si parla di Dio. Lo scrittore precisa che lui non è Dio. E dice che lui comunque non sa nulla. Dice che è solo un dilettante. Dice che è un illusionista. Poi dice i romanzi non possono salvare il mondo. Si schermisce, dice che è sempre molto difficile parlare di se stesso. Qualche timido applauso. Lo scrittore internazionale con i capelli bianchi tirati all’indietro riprende a parlare di se stesso. Dice che la letteratura non risolve nulla. Dice che i personaggi dei suoi romanzi sono autonomi. Dice che lo scrittore deve essere curioso. L’intervistatore gli chiede se lo scrittore deve avere empatia. Lui risponde molto vagamente. Poi dice che non è d’accordo. Quando parla cita almeno un paio di volte Flaubert, anzi, tre o quattro volte. L’intervistatore cita alcuni autori ebrei. A un certo punto si parla della Bibbia, di nuovo di Dio, di Adamo e Eva, di Caino e Abele, dell’Esodo e del Levitico. Il pubblico ogni tanto ridacchia come per approvare le parole dello scrittore. Lo scrittore internazionale parla dell’ideale della letteratura. Parla di motivazioni e del fatto che bisogna andare a scoprire le cose buie. Il pubblico applaude poco convinto. Dice che bisogna lasciare perdere il golf perché è noioso. Se non cita Flaubert, cita qualche autore russo, Tolstoj, per esempio. Dice di non voler parlare della famiglia, ma poi inizia a parlare della famiglia. Parla anche della felicità degli individui. Si dilunga sui temi della famiglia, degli individui e della felicità. Allora cita nuovamente Tolstoj e anche qualche altro autore russo dell’ottocento e del primo novecento. Parla della potenza dell’estetica e anche di Keats. Poi torna sul concetto di felicità e si mette a parlare di poesia e della felicità e della serenità dell’individuo appena dopo aver fatto l’amore. E allora il pubblico applaude soddisfatto. E lui ne approfitta per parlare ancora della famiglia e del libero amore e della sostenibilità a lungo periodo del libero amore. E allora dice che lui difende la famiglia e cita Huxley e Winston Churchill, e forse anche Freud. E dice che, essendo lui un romanziere, la famiglia è la scacchiera sulla quale il romanziere può spostare le pedine a proprio piacimento. E dice anche che comunque a lui piacerebbe parlare ancora un po’ della felicità e del benessere. E parla di quattro fattori della felicità. E dice che lui ogni tanto si domanda a che punto sono per lui questi quattro fattori della felicità. E dice anche che la strada per arrivare alla felicità è tortuosa. Anche la strada dei romanzi, dice, è tortuosa. Applausi del pubblico. A questo punto l’intervistatore gli chiede qualcosa sul dramma dei migranti e del Mediterraneo e sull’impegno degli scrittori e sul fatto che gli scrittori, a quanto pare, capiscono molto meglio dei non scrittori la natura dell’uomo. E gli chiede anche qualcosa sull’impegno politico degli scrittori. Lo scrittore con la camicia azzurra e la giacca scura inizia a parlare del fenomeno migratorio. Il pubblico si attende risposte importanti su questo tema. E allora lo scrittore dice che il problema è un problema che non abbiamo mai visto prima e che dobbiamo rispondere al problema esaminando tanti impulsi diversi e accettare il nostro destino e non possiamo chiudere gli occhi. Dice anche che la Gran Bretagna, dove lui vive, è circondata da acque fredde e i migranti le acque fredde non le attraversano. Dice anche di essere turbato per il fatto che la Gran Bretagna potrebbe lasciare l’Unione Europea. Lo dice due volte, che la Gran Bretagna potrebbe voltare le spalle all’Europa. E aggiunge che si sta tentando di mettere il problema in un unico spazio. E poi ritorna a parlare della Gran Bretagna e del fatto che lui si vergognerà, quando la Gran Bretagna volterà le spalle all’Europa. Alla fine dell’incontro lo scrittore con gli occhiali da vista con la montatura fine dice Grazie e ringrazia tutti i cittadini di questa città meravigliosa. E il pubblico applaude forte. L’incontro finisce. Lo scrittore internazionale riprende a firmare dediche e autografi.