La lattuga che non ti aspetti.
L’altro giorno al mercato ho sentito una signora che diceva “Ah, no, mi dispiace ma se non è bio non la voglio”. Ce l’aveva con il fruttivendolo che le stava mostrando un cespo di lattuga. Che mi sembrava un bel cespo, comunque, anche se non era bio. Così le stavo per chiedere “Mi scusi, signora, ma lei abita in una biocasa? E in quale biovia?”. Non gliel’ho chiesto perché a un certo punto mi sono immaginato il bioascensore, che se per esempio abiti al quarto biopiano, devi averlo, un bioascensore, per non farti tutti quei bioscalini a piedi con le bioborse della biospesa. E poi mi sono immaginato il biofrigorifero, con i bioscomparti ripieni di biopeperoni, biomortadella, biocarciofi, biocarote, biouova, biozucchine, biocipolle, biomelanzane, biobirre, biodrink, biomarmellate, biopecorino, bioketchup, biomaionese, biopollo, biobistecche, biocetriolini e bioolive. E mi sono anche immaginato il biotelefono che biosquilla all’ora di pranzo e tu biosmadonni che c’hai il biosugo sul biofornello acceso, ma abbassi la biofiamma e vai a rispondere lo stesso e c’è un biocazzo di biocallcenter che ti chiede se vuoi cambiare il gestore della bioenergia, e allora lo biomandi a biofanculo e torni in biocucina. E insomma, la verità è che tutta questa faccenda del bio mi stava facendo perdere del tempo in pensieri inutili e senza senso mentre ero lì per fare la spesa e avevo una certa fretta. Così sono sceso al reparto del pesce e ho chiesto se avevano delle biocozze. Un tizio dietro il bancone mi ha guardato e non ha detto niente ma secondo me stava pensando “macàstiacustucalloni”.