Mi sembra.
Mi sembra di aver sognato che ero uno stronzo. Non uno stronzo qualunque ma uno stronzo laureato, che avevo fatto un corso triennale a numero chiuso più la specializzazione e un apprendistato di alta formazione e ricerca. E comunque non è che ci fossero molte opportunità di lavoro, che c’erano molti stronzi abusivi e anche se ti aprivi una partita Iva guadagnavi una miseria. Però ero uno stronzo molto preparato, che aveva fatto un master negli Stati Uniti e tutto il resto. Passavo le giornate a fare colloqui di lavoro e spedire curriculum. La risposta era sempre la stessa: “Mi dispiace ma siamo pieni di stronzi, è un paio d’anni che non ne assumiamo più”. Ogni tanto il Governo parlava di bandire un concorso pubblico, e subito si accendeva la speranza tra le migliaia di stronzi precari. Poi però questo concorso non arrivava mai. E tornavo a fare lo stronzo a mezzo servizio o a dare lezioni private. Una volta avevo anche lavorato all’estero, dove comunque gli stronzi erano ben pagati e gli stronzi disoccupati avevano perfino un sussidio. Quando ero tornato in Italia la situazione stava peggiorando. A un congresso organizzato dalle organizzazioni di categoria era emerso che il numero degli stronzi atipici e flessibili aveva superato di gran lunga quello degli stronzi contrattualizzati. C’erano tanti giovani, a quel congresso, e mi era venuto da pensare che stavamo rischiando di compromettere il futuro di un’intera generazione di stronzi. Poi all’improvviso mi sono svegliato. Mi sembra.