Appunti (2)
6.
Fare cose stupide non rende stupidi. Non necessariamente.
Fare cose stupide, a volte, rende soltanto consapevoli del proprio stato d’animo.
Poco fa ho preso un libro. Con una mano l’ho tenuto per il dorso, e con l’altra ho fatto scorrere velocemente le pagine. Ho ripetuto questo movimento tre o quattro volte, avvicinando il naso al libro, come per sentire l’odore delle pagine, per farmi solleticare dal leggero spostamento d’aria.
Penso di aver fatto una cosa stupida. Ma assai consapevole.
7.
Leggo e ascolto delle cose che mi lasciano – come dire? – esitante, perplesso.
Tanto per fare un esempio, leggo che la gente oggi vuole solo commenti a caldo.
Secondo me i commenti a caldo sono pericolosi. Alla richiesta di un commento a caldo, sarebbe meglio rispondere: “ci devo pensare”.
Se uno dice “ci devo pensare” può voler dire due cose.
Potrebbe voler dire che c’è proprio l’urgenza di “doverci” pensare. Oppure, potrebbe voler dire che sussistono degli impedimenti perché uno ci possa pensare nell’immediato, e in modo spontaneo. “Doverci pensare”, insomma, potrebbe presupporre semplicemente il bisogno di riflettere.
A ben vedere, sembrano quasi uguali, queste due ipotesi. La seconda ipotesi, però, mi piace più della prima.
Non lo so. Ci devo pensare.
8.
Continuo a nutrire speranze. Ma devono avere il verme solitario.
Non ingrassano mai.
9.
E ho appena scoperto tre cose.
a) quando ho fame, non sempre mangio; quando ho sete, non sempre bevo.
b) sono intollerante.
c) odio il sistema bancario.
C’era anche una quarta cosa ma non me la ricordo.
Ah, sì.
d) se uno è incazzato, è inutile star lì a dirgli: “non ti devi incazzare”.
10.
E, tra il frumento e l’orzo, un allegro via vai di clown, acrobati e domatori: si perpetua l’affascinante mistero dei Circhi nel grano.