Ansia Riluttante

Ansia riluttante.

Era marzo e non c’era alcuna ragione per immaginarsi il contrario. Lei entrò nella stanza trascinandosi appresso un manto di pulviscolo profumato. Una luce obliqua attraversò il suo sguardo. Aveva gli occhi di smeraldo e il profilo impalpabile. Sollevò una mano, le dita sottili si mossero come un mazzolino di campanule lambite dallo scirocco.
Sono qui per te, mi disse.
Non ti aspettavo, le dissi.
Non sono mai stata intraprendente.
Ti ho amato anche per questo.
Lo so, disse lei.
Non so che ne sarà di me, le dissi. I pensieri che non faccio in tempo a pensare, i pensieri che poi non tornano più, non so che strada prendano, né dove vadano. Sono pensieri che svaniscono, lasciando solo un’ombra, o un timido presagio. Sono pensieri che non saprei dove mettere, se mai decidessero di tornare.
Lei piegò il capo, sorrise a metà. Intuì che non ero sincero.
Ho una sorpresa per te, disse. E mi porse un foglio, strappato da chissà quale libro. Le poesie non hanno mai assorbito la mia vita, aggiunse prima di uscire dalla stanza.
La sua presenza restò nell’aria fino al tramonto. Soltanto allora iniziai a leggere sottovoce.

Canticchiare domenicale
Nel minuscolo
Lembo d’ansia
Riluttante

Un frammento di me
Sottile strato
Di suoni e ragnatele
Tra i ricordi
Da rifiutare.

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