Atto di dolore di un lavoratore (iscritto regolarmente al sindacato) REVISITED.
Siccome le cose non cambiano mai.
Siccome non si sa se le cose cambieranno.
E siccome cambiano i padroni (si fa per dire) ma non cambia la sostanza delle cose.
A richiesta, si è costretti a rispolverare l’atto di dolore che ogni lavoratore dovrebbe stampare e tenere nel cassetto o nel portafogli o sulla scrivania o in macchina, di modo che alla bisogna possa essere recitato e, nel caso, imparato a memoria.
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Mio Padrone, mi pento e mi dolgo
O Padrone
Tu che mi concedi la grazia e l’onore di poter lavorare ogni giorno nella Tua azienda, nella Tua splendida azienda, anche se talvolta lo splendore noi non lo vediamo, noi, ciechi e umili dipendenti, perché noi non siamo in grado di comprendere la Tua parola
noi non capiamo che se tutto va a rotoli, se Tu non fai investimenti, se Tu mandi via i collaboratori, se Tu ami circondarti di persone incompetenti, se Tu non ci consenti di svolgere il nostro lavoro come sappiamo, come sapremmo e come dovremmo fare, se Tu ti ostini a modificare ruoli e mansioni del personale, se Tu insulti la nostra intelligenza, se Tu pretendi di fare carta straccia delle regole e dei contratti di lavoro, noi non capiamo che se Tu mortifichi le nostre professionalità è soltanto per il nostro bene
oh, sì, noi, insipido popolino, ciurmaglia di bassa levatura, non lo capiamo, non siamo in grado di capire
O mio Padrone
O mio Padrone, Tu, che non ci paghi lo stipendio (odioso e volgare denaro!) per aiutarci a capire fino in fondo il valore della povertà e dell’indigenza, Tu, che pure i soldi (tanti) dalla Regione e dallo Stato li prendi, o Padrone, fulgido e glorioso esempio di rettitudine morale, costretto a intascare vile, putrida e puzzona moneta, al solo scopo di darci alfine nobile e imperituro insegnamento
Tu, Padrone, sappi che
mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati di onesto lavoratore, perché peccando e lavorando e facendo il mio mestiere ho meritato i Tuoi castighi
e molto più perché nel chiederTi rispetto delle leggi e delle norme contrattuali, nel chiederTi il pagamento puntuale degli stipendi (che orgogliosamente ci siamo decurtati del 35 per cento, per stare lontani da tutte le tentazioni del capitale e della ricchezza) so di peccare e di peccare e di peccare, anche vergognosamente, me tapino
O Padrone
sappi che mi pento e mi dolgo perché nel chiederTi il pagamento del salario ho offeso Te, così infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa
O Padrone
propongo con il Tuo Illuminato Aiuto di non offenderTi mai più, e di fuggire le occasioni prossime di peccato
O Padrone, misericordia, perdonaci.