Capitolo 1.
Beniamino, all’autista, la prima cosa che gli ha chiesto è stata: ma tu lo sai dov’è il capolinea, eh, lo sai?
L’autista gli ha fatto sì con la testa.
Bene, gli ha detto Beniamino, è lì che devi portarmi.
Al capolinea devi portarmi, ha detto un’altra volta.
L’autista gli ha fatto nuovamente sì con la testa e ha messo in moto. Uno di quegli autobus che hanno il volante che sembra il timone di una nave.
Di una nave, ha pensato Beniamino.
Uno di quegli autobus grandi e gialli che lui non pensava ce ne fossero ancora in circolazione.
Beniamino, che indossava giacche spigate anche d’estate, pantaloni di velluto a coste larghe, molto larghe, ma i pantaloni soltanto d’inverno, una volta era salito su uno di quegli autobus grandi e gialli portandosi appresso il carrello della spesa. L’aveva portato via da un discount dove andava a comprare il latte, la pasta, i biscotti e il caffè con lo sconto del trentatré per cento.
Lo sai qual è il mio pallino?, ha detto all’autista.
L’autista gli ha fatto no con la testa.
La convenienza, è il mio pallino. Io ne ho un sacco di pallini, però. Che se dovessi contarli tutti si farebbe notte.
Si farebbe notte, ha pensato Beniamino.
Proprio un sacco di pallini. Mia mamma, anche lei te lo direbbe. Eh. Purtroppo non c’è più, mamma, è morta. Non ho pianto, quand’è morta. Lo sai? Non ho pianto.
Proprio così. Non ho pianto, ha pensato Beniamino.
Te l’ho già raccontato di quella volta che sono salito sull’autobus portandomi appresso il carrello e tutto il resto?, gli ha detto.
L’autista gli ha fatto no con la testa.
Be’, a un certo punto qualcuno ha iniziato a fare storie, a protestare per non so bene che cosa. Ma ti disturba il carrello? Dimmi: ti disturba? Allora mi sono avvicinato a questo tizio e gli ho detto di scendere dall’autobus. Così gli ho detto. Se il carrello ti disturba, va’ via, scendi, sloggia.
Va’ via, scendi, ha pensato Beniamino.
Lo sai qual è un altro mio pallino?, ha detto all’autista.
L’autista gli ha fatto no con la testa.
Sono testardo. Te lo direbbe anche mia madre, se fosse viva. Povera donna. Ma io non ho pianto. Lo sai? E lo sai perché non ho pianto? Lo sai?
L’autista gli ha fatto no con la testa.
Lo sai dov’è il capolinea, vero?, gli ha detto Beniamino.
L’autista gli ha fatto sì con la testa.
Ah. Va bene. Allora mi siedo. Mi metto comodo. Mi siedo. Qui dietro. Mi metto comodo. Lo sai qual è un altro mio pallino?
L’autista gli ha fatto no con la testa.
La comodità. Ho tanti di quei pallini che se dovessimo stare qui a contarli tutti si farebbe notte.
Si farebbe notte, ha pensato Beniamino mentre l’autobus si infilava in una strada di periferia larga e buia.
Fuori aveva appena iniziato a piovere.
Beniamino ha chiuso gli occhi e ha pensato: secondo me non lo sa, che non ho pianto.