Carteggi (28).
Ciao,
scusa se vado a capo. Mancherebbe il punto, questa è l’incongruenza. Si va a capo dopo un punto, in genere. All’inizio di una riga. Della riga successiva. Ma non importa. Come ben sai, ci sono discorsi che non possono subire interruzioni. Tutto deve filare liscio sullo stesso paragrafo, in genere.
Oggi è l’onomastico di Audiface. Te lo ricordi? Che fine ha fatto? Potrebbe anche essere morto, per quel che ne so. La sua passione per la lingua orecchiuta mi ha sempre fatto sobbalzare. Certo, se fosse morto mi dispiacerebbe. Ma non al punto tale da rendere la giornata più malinconica di quanto già non lo sia. Succede così, in genere. Non trovi?
Ti scrivo perché le tue congratulazioni mi hanno colto impreparato. E adesso ho le ginocchia stanche come il piombo. Ogni fiocco di neve è un insulto alla poesia. Mi affaccio alla finestra e non riesco a non pensarti. E quanto sonno… Quanto sonno da recuperare. La notte ho gli incubi. Dormo male. Le macchie dei genitori non sono indelebili, in genere. Tu però hai reso ogni cosa più dolce e delicata. E questo un po’ mi meraviglia. Soltanto un po’.
Ti ho spedito un pacco. Immagino che l’abbia già ricevuto. Se così non fosse, ti avviso: l’anatra è morta di morte naturale, non spaventarti. Avrei potuto ucciderla con le mie mani, ma ho preferito che tirasse le cuoia per conto suo. Potresti cucinarla alla cacciatora. Una volta eri brava in cucina, se ben ricordo. Non dimenticare il trito di sedano, carote e cipolla. E nemmeno le erbe aromatiche. Dei pomodori pelati, invece, potresti farne a meno, secondo me. A tutto c’è – o dovrebbe esserci – un limite. Non credi?
“Ogni volta che lo riterrai opportuno, accendi un sogno e lascialo bruciare in te”. Chi ha scritto una simile stupidaggine? Non ti sembra una stupidaggine? Non ti sembra che sia davvero una grandissima coglionata? Ti prego, ho bisogno di una risposta confortante. Ne ho necessità assoluta. Come l’aria. Come il cibo. Non lasciare che il vuoto aleggi per troppo tempo. Aspettare non è una cosa che so fare bene. Sia chiaro, apprezzerò anche una risposta scoraggiante.
Molto probabilmente, io sono qualcun altro. Penso di aver dimenticato molte cose che mi sono successe nella vita. E forse non è nemmeno un male, anzi. Resta il fatto che di alcune cose, di norma cose futili o avvenimenti di poco conto, conservo una certa, vivida memoria. Alcuni di quei ricordi posso richiamarli in qualsiasi momento. Forse è per questo motivo che nei sogni trovo sempre qualcuno disposto ad ascoltarmi. Qualcuno che non sono io, in genere.
Un saluto affettuoso dal tuo aranceto altezzoso.
P.s. Da quando i trampoli vanno di moda?