Come hai trascorso l’estate (5).
Quest’estate, un lunedì mattina, sono andato al mare. Erano le otto e mezza. In spiaggia c’era poca gente, una coppia di turisti, un pescatore e un tizio sotto l’ombrellone. Non soffiava vento, il mare era piatto. Ho sistemato l’asciugamano tra la coppia di turisti e il pescatore, a distanza debita e intermedia. Quindi sono entrato in acqua e mi sono tuffato. Mi sentivo bene. C’era un bel silenzio, fuori e dentro l’acqua. C’era soltanto il rumore del mare, il suono della risacca. Dopo due bracciate sono uscito, mi sono sdraiato e ho chiuso gli occhi. Mi è venuto da canticchiare What A Wonderful Word. Canticchiavo a occhi chiusi, la pelle rinfrescata, i pensieri fluidi. Dopo un paio di minuti che canticchiavo, ho riaperto gli occhi: davanti a me c’era un ambulante africano, un uomo coi capelli brizzolati e una lunga tunica chiara. Non mi ero accorto della sua presenza. Lui era lì che mi fissava dall’alto in basso, chissà da quanto. Sulla testa aveva una pila di cappelli di paglia e sulle spalle uno zaino pesante. Mi ha mostrato una fila di collane e monili. “Buon prezzo”, ha detto scuotendo la mercanzia. Ho fatto No con la testa e ho ringraziato con un gesto della mano. Lui però non si è mosso, è rimasto lì, continuava a fissarmi. Allora ho detto nuovamente “No, grazie”, ho richiuso gli occhi e ho ripreso a canticchiare. L’ho sentito che si allontanava borbottando “Canta, canta”.