Cose che ho pensato (nove).
51.
Una volta ho pensato di scrivere un racconto ambientato dentro un’automobile. Quando ho iniziato a pensarci non sapevo in quale direzione sarebbe andato. Sapevo soltanto che c’era un tizio dentro un’automobile e che l’automobile era ferma. Forse al semaforo. Forse lungo una strada deserta. Forse in città. Forse in periferia. Forse d’estate. Forse una mattina. Non lo so. Poi non l’ho mai scritto, quel racconto.
52.
Una volta ho pensato di diventare campione del mondo di dischi volanti al luna park.
53.
Una volta ho pensato che avrei voluto rispondere a una lettera pubblicata il 13 giugno sull’Unione Sarda. La lettera era indirizzata alla pagina dei lettori. “Il passato è passato, è morto. Noi invece continuiamo a tenerlo in vita e soprattutto facciamo in modo di ritenere che noi ‘siamo’ quel certo modo di comportarci e che ci ha fatto soffrire. Ma così chiudiamo qualsiasi possibilità e ipotechiamo il futuro. Intanto ci impediamo di desiderare il ‘nuovo’ e scoprire nuovi orizzonti e nuove mire”. Firmato Franco Carucci.
54.
Una volta ho pensato di partecipare a un gioco a premi, un quiz televisivo. Arturo, quando l’aveva saputo, mi aveva chiesto se mi fossi bevuto il cervello. Gli avevo detto “Anche Matteo Renzi ha partecipato a un quiz televisivo, non vedo che cosa ci sia di male”. Arturo non si era fatto vivo per due settimane.
55.
Una volta ho pensato che la lettera pubblicata dal Messaggero Veneto il 21 gennaio del 2015 a firma del signor Arturo Presotto di Spilimbergo fosse una lettera meritevole di un plauso. “Dopo aver letto la risposta della Rai al lettore Corva, in cui l’emittente ribadisce che il Canone è dovuto anche in caso di mancata ricezione in quanto tassa su apparecchi abilitati alla riproduzione di programmi tv, ho deciso di chiedere il bonus bebè, non ho figli ma sono titolare di un organo atto alla riproduzione”.
nella foto, mal di testa