Cose che ho pensato (trentasette).
206.
Una volta ho pensato che anche se era un periodo che non mi arrabbiavo, un po’ mi faceva arrabbiare, il fatto che non mi arrabbiassi.
207.
Una volta ho pensato che le cose esistono solo perché le percepiamo. La realtà non esiste, mi era venuto da pensare. Se proprio esiste, è solo un’impressione data dai pensieri e dalle idee. Non ricordavo quali altri filosofi avessero detto la stessa cosa, a ogni modo ne avevo parlato una sera con Arturo che però non mi aveva nemmeno ascoltato, era rimasto a guardare la tv, lo sguardo fisso sulle televendite per anziani. Il più interessato alla questione mi era sembrato Marcel Proust, il cane di Arturo, che tuttavia si era addormentato e a un certo punto aveva sganciato due bombe pestilenziali.
208.
Una volta ho pensato di essere un uovo alla coque.
209.
Una volta ho pensato che il mondo fosse una bistecca. Non era un mondo diverso da quello che conosciamo. Non c’era molta differenza, a parte i colori. Il cielo era color bistecca al sangue, il sole color bistecca media cottura, le nuvole color bistecca di manzo, gli uomini color bistecca di cavallo, le donne color bistecca di maiale, i bambini color bistecca surgelata, gli alberi color bistecca fiorentina, la frutta e la verdura color bistecca senza osso, le strade e i palazzi color bistecca di ossobuco. Ne avevo parlato con Arturo e lui mi aveva detto che prima o poi il mondo sarebbe finito, che saremmo tutti morti ai ferri, o alla brace.
210.
Una volta ho pensato che tutto ciò non sarebbe bastato a fare di me una persona buona. Ne avevo parlato con il vicino di casa, quello che coltivava patate in balcone. Una mattina l’avevo incontrato al mercato. Mi aveva detto che stava lavorando a un progetto innovativo, un’invenzione che avrebbe cambiato il mondo. Perché il mondo ne ha bisogno, aveva precisato. Allora gli avevo chiesto che genere di invenzione fosse. Ma lui si era messo a ridere. Non te lo posso dire, mi aveva detto, altrimenti poi mi rubi l’idea.
4 Comments
Feulloc87
6 Marzo 2016 at 16:10Una volta, quando ancora guardavo la televisione, ho pensato: -Chissà che fine avrà fatto quel simpatico ragazzo che salutava e salutavo sempre, con la mano, al termine del Tg! Poi, un bel giorno, per caso, l’ho ritrovato tra gli scaffali di una biblioteca, e felice ho pensato: -Bentrovato!!
Una piccola teleascoltatrice, ora lettrice.
Gianni
6 Marzo 2016 at 23:22Ciao e Grazie! Un saluto con la mano 🙂
Roberto
5 Marzo 2016 at 08:52Una volta ho pensato; poi ho pensato, meglio non pensare.
Gianni
5 Marzo 2016 at 13:58Mi sembra un bel pensiero