Cose che ho pensato (ventiquattro).
136.
Una volta ho pensato di arrampicarmi sugli specchi. Poi il postino ha suonato al citofono e mi ha detto che c’era una raccomandata da ritirare. Gli ho risposto che in quel momento stavo pensando di arrampicarmi sugli specchi e che in un certo senso non avevo alcuna voglia di ritirare la raccomandata. Al che lui mi ha mandato a quel paese senza nemmeno arrampicarsi troppo.
137.
Una volta ho pensato di svegliarmi con la sensazione di avere un bernoccolo sulla testa. Non era una bella sensazione. In più avevo le palle girate perché si era rotto lo scaldabagno e avevo finito il pane grattugiato per impanare le fettine.
138.
Una volta ho pensato di giocare con le parole. Le avevo sparse sul tappeto, come le costruzioni Lego, volevo metterle una a fianco all’altra per comporre una frase lunga e articolata. Poi però si è avvicinato il cane di Arturo e in men che non si dica si è divorato tutte le parole che iniziavano con la G, la E, la P, la T e la A.
139.
Una volta ho pensato di essere un calendario della Coop. A ogni mese corrispondeva un frutto di stagione. A volte anche una verdura. Gennaio, arancia; febbraio, cavolfiore; marzo, bergamotto; e così via. Ero appeso in cucina, accanto al frigorifero. Non mi sfogliava mai nessuno. Poi il 31 dicembre Arturo mi ha buttato via e al mio posto ha appeso un calendario con le donne più belle del 2001. Gennaio, Jennifer Lopez; febbraio, Charlize Theron; marzo, Salma Hayek; e così via. Io a Arturo non gliel’ho mai detto, ma secondo me porta sfiga cambiare il calendario prima che il nuovo anno sia iniziato. Infatti, poi, nel 2001 a New York avevano buttato giù le Torri Gemelle.
140.
Una volta ho pensato che per Natale vorrei un cormorano ammaestrato che mi porti a casa tre chili di pesce alla settimana.
nella foto, calendario