Cose che ho pensato (ventuno).
121.
Una volta ho pensato di essere un pilota di formula uno. Il giorno dopo ho buttato giù un palo mentre facevo retromarcia con la macchina di Arturo.
122.
Una volta ho pensato di essere un maglione di lana fatto a mano. Avrei voluto essere indossato da Scarlett Johansson. Invece sono finito dentro la valigia di Arturo che poi mi ha dimenticato in una stanza d’albergo a Taranta Peligna.
123.
Una volta ho pensato di far finta di meditare. Una mattina mi sono seduto sul tappeto e ho iniziato a far finta di meditare. Sono rimasto seduto e immobile più di sei ore, con gli occhi chiusi, a far finta di meditare. Ogni tanto li aprivo. Secondo me dallo sguardo non si capiva se stessi meditando o facendo finta. Dopo sei ore mi sono alzato per andare a pisciare. Ho pisciato facendo finta di meditare. Quel giorno non ho nemmeno pranzato. Arturo aveva preparato una frittata di carciofi. L’odore era buonissimo. Arturo mi ha detto “Smettila di far finta di meditare e vieni a assaggiare la frittata”. Io non gli ho risposto. Ho continuato a restare immobile, seduto sul tappeto. E quando Arturo si è avvicinato con il piatto tra le mani e mi ha messo la frittata sotto il naso, io non ho detto nulla, non mi sono mosso, ho continuato a far finta di meditare, ho chiuso gli occhi e non li ho riaperti finché Arturo non è tornato in cucina. Un paio d’ore dopo mi sono alzato. L’ho visto che sonnecchiava disteso sul letto in camera sua. Allora mi sono avvicinato, in punta di piedi, senza fare rumore. Dormiva profondamente, gli usciva una specie di sibilo dalla bocca semiaperta. Sono rimasto un quarto d’ora a guardarlo. Poi sono andato in cucina. La frittata era senza sale.
124.
Una volta ho pensato di essere un villeggiante terapeutico. Avevo bisogno di rispondere ai desideri della mia psiche. Poi la mattina è arrivata la bolletta dell’acqua. Arturo e la mia psiche non mi avevano mai visto così incazzato.
125.
Una volta ho pensato a quand’ero ragazzo. Avevo sedici anni e ero fidanzato con Nuvoletta. Ci vedevamo una volta alla settimana e solo nei giorni a ritroso. Una settimana ci vedevamo il sabato. La settimana successiva il venerdì. La settimana successiva ancora il giovedì. E così via. Anche l’orario degli appuntamenti era a ritroso. Una volta alle sedici. La volta successiva alle quindici. La volta successiva ancora alle quattordici. E così via. Siamo stati insieme cinque mesi e mezzo. Poi Nuvoletta mi ha lasciato. Diceva che una relazione così disordinata e approssimativa non faceva per lei.
nella foto, approssimativo