Crestomazia di Pretesti (3).
Pretesto n.22
Traumi. Solo traumi.
Traumi. Sempre traumi.
Traumi di qua. Traumi di là.
Traumi. Tra un mi. Tra un mi e un re.
Traumi. Tra un mi e un fa.
Tra un mi e un sol diesis.
Traumi. Tra un mi minore.
Tra un mi minore e un la bemolle.
Traumi. Tra un mi maggiore e un do diesis.
Trauma. Tra un ma e un mi.
Tra un ma e un però. Tra un mi. Tra un minuto. Tra un minuscolo mi e un maiuscolo re.
Traumi. Tra un mimo e un mito. Per una t. Per un attimo ho pensato che fosse un trauma. Un tra un ma e un mi o tra un me e un altro me o tra i me e i mah del mio mondo o tra un mu di una mucca e i traumi di un’amaca.
Tra u e zeta c’è la v.
Tra. Uhm. Ih.
Pretesto n. 23
Cranio. Boh. Valuta. Apri. Chiudi. Apri. Chiudi. Apri. Chiudi. Cranio. Valuta. Apri. Chiudi. Apri. Chiudi. Apri. Chiudi. Valuta. Boh. Cranio. Apri. Chiudi. Apri. Cranio. Apri. Valuta. Chiudi. Boh.
Ho capito, ma dovrai pur prendere una decisione, prima o poi.
Pretesto n. 24
Mangiamo?
No, non adesso.
Ma hai fame?
Sì.
Bene. Allora prepariamo qualcosa da mangiare.
No, no, non adesso.
Ma perché?
Non te lo so spiegare.
Scusa, ma è una questione di principio?
Forse. No. Anzi, non lo so. Di sicuro non è una questione di principio.
E allora, che problema c’è? Prepariamo qualcosa da mangiare, no?
No, adesso no. Magari più tardi.
Senti un po’, io a volte non ti capisco. Non ti capisco proprio.
Vabbe’, non importa, lascia stare.
Pretesto n.27
– Mi dia un gratta e vinci.
– Da quanto?
– Mi dia un biglietto da cinque, grazie.
Gratto. E perdo.
– Mi dia un altro biglietto da cinque, grazie.
Gratto. E perdo.
– Mi dia due biglietti da cinque, grazie.
Gratto. E perdo.
Gratto. E vinco: cinque euro.
– Mi dia un altro biglietto da cinque, grazie.
Gratto. E perdo.
Pretesto n. 29
Ieri l’altro ho incontrato Erasmo.
Come va, gli ho chiesto, come va? Bene, ha detto lui. Bene, ho detto io. M’è arrivato un pacco, ha detto lui. Un pacco, ho detto io, bene. Sì, un pacco. Qualcuno ha lasciato un avviso nella cassetta delle lettere, mi ha detto lui, un cartoncino colorato, giallo-blu, dove su un lato c’erano scritti il mio nome e cognome, l’indirizzo e tutto quanto, e c’era pure l’intestazione della ditta incaricata della consegna. Un pacco, gli ho detto io, bene. Un pacco, bravo, ha detto lui. E sei andato a ritirarlo, il pacco, gli ho chiesto io, sei andato a ritirarlo? Certo che sì, mi ha detto Erasmo, certo che sì. E cosa c’era dentro il pacco, gli ho chiesto io, cosa c’era? Un fucile, mi ha detto lui. Un fucile, gli ho detto io, un fucile? Un fucile, m’ha detto lui, un fucile. E che cosa te ne fai di un fucile, gli ho chiesto io, che cosa te ne fai? Non lo so, ha detto lui, realizzo lo scopo della mia vita. Lo scopo della tua vita, gli ho detto io. Esatto, mi ha detto lui, ma in ordine alfabetico. In ordine alfabetico che cosa, gli ho chiesto io, in ordine alfabetico che cosa? I miei vecchi compagni di scuola, ha detto lui, compagni di scuola. I tuoi vecchi compagni di scuola cosa, gli ho chiesto io, compagni di scuola cosa? Sì, col fucile, mi ha detto lui, lo scopo della mia vita, lo realizzo col fucile, in ordine alfabetico, i vecchi compagni, tutti, dalle elementari alle superiori, li ammazzo tutti, col fucile, ha detto lui. Col fucile, ho detto io. Col fucile, in ordine alfabetico, ha detto lui. Ma sei scemo, gli ho detto io, ma tu sei proprio scemo. Senza metodo non fa, mi ha detto lui, senza metodo non fa. Senza metodo cosa, gli ho chiesto io, senza metodo cosa, ma sei scemo? Il fucile, m’ha detto lui. Il fucile un cazzo, gli ho detto io, ma sei scemo? Senza metodo non fa, senza metodo non si va da nessuna parte, m’ha risposto lui.
E se n’è andato. Ha scosso la testa e se n’è andato. Ha voltato l’angolo.
Poi, boh. Chi l’ha più rivisto Erasmo.