Della inferiorità concettuale.
Il mio amico Teodoro mi fa compagnia nelle notti d’estate.
Dialoghiamo di come va il mondo. Di empirismo e di ontologia, della percezione e del potere.
Dialoghiamo, nulla più. Talvolta ci opponiamo spudoratamente al tradizionalistico pensiero comune. Innocenti fughe dalla realtà.
– Quarantanove minuti di pura filosofia aiutano a capire due o tre cose della vita – gli dico – non credi?
– Sì – mi risponde lui – purché la caraffa del vino sia ancora a metà, e dal bicchiere vuoto s’innalzino carmina contro l’arsura.
Beviamo.
Dopodiché è già ora di andare a dormire.
E tutto ciò che è irrazionale diventa di colpo fin troppo reale.