“È inutile che insisti. Non ti amo più” (3).
L’altra notte sul pullman ho incontrato un uomo che parlava con voce argentina e leggera.
Un tempo conobbi una donna straniera, mi ha detto lui. Ce ne stavamo per ore sotto il pergolato di una casa al mare. Lei stringeva tra le dita una foto sbiadita, io guardavo i ruderi di un convento abbandonato, entrambi pensavamo alla naturalezza dei discorsi che gli amanti lasciano in sospeso.
A me, dopo un po’ che sono stato ad ascoltarlo, non so perché ma mi è venuta in mente l’immagine di un tennista che camminava sulle linee bianche del campo e con precisione millimetrale misurava i propri passi.
Se vuole le dico come va a finire, mi ha detto l’uomo.
No, no, tanto so già come va a finire, gli ho detto io.
Allora l’uomo ha battuto le mani, una volta sola, producendo un suono squillante.
Di colpo ci siamo ritrovati all’interno di un convoglio ferroviario che procedeva a velocità moderata, diretto non sapevo dove. Ho scostato la tendina e ho guardato la campagna fuori dal finestrino. Il treno ha sferragliato in curva, ha risalito una montagnola e si infilato in una galleria.
Seduti in uno degli ultimi scompartimenti, infagottati nella penombra, io e l’uomo siamo rimati in silenzio per un po’. Ci siamo lasciati cullare dal dondolio del vagone, una sorta di cantilena molle e rilassante.
Qualche minuto dopo, il treno è sbucato dal tunnel e si è insinuato in una vallata circondata da giardini d’aranci e macchie di olivi. L’orizzonte era chiaro e celeste. Batuffoli di nuvole scure pendevano dal cielo come tanti grappoli d’uva.
Mi piace cucinare la carne in brodo, mi ha detto lui.
A me no, gli ho detto io.
Ma io poi me la mangio, mi ha detto lui.
Immagino che non le costi alcuna fatica, gli ho detto io.
Lui ha stretto le labbra in un sorriso stirato.
Sa qual è il mio difetto peggiore? Ogni tanto scompaio, mi ha detto lui.
A me invece non piace dormire sui prati, gli ho detto io.
Un istante dopo, il treno ha rallentato in prossimità di un passaggio a livello. Al di là delle sbarre, fermo davanti ai binari, c’era un fuoristrada. Quel fuoristrada.
Sulla fiancata la solita scritta: “È inutile che insisti. Non Ti Amo Più”.
Non ci giurerei, ma credo che pure stavolta al volante del fuoristrada non ci fosse nessuno. Proprio nessuno.