Gli sbadigli hanno radici motorie molto sensibili.
Due ore che stiamo seduti senza parlare. Proprio senza dire nulla.
Duilio sbadiglia. Guarda il mare e sbadiglia.
– Che c’è? – gli chiedo.
– Che c’è cosa? – mi risponde lui.
– Sei annoiato?
– Annoiato?
– Eh.
– No. Non sono annoiato. Ma perché? – mi chiede lui.
– Niente, dài. Mi sembravi annoiato. Hai sbadigliato – gli dico io.
– Ho sbadigliato?
– Eh. Niente, dài.
– Niente cosa? Dici che ho sbadigliato.
– Sì, ma non ha importanza.
– Oh, ne aveva qualche secondo fa, o sbaglio? – fa lui contrariato.
– Eh. Niente, dài.
– Ma che cazzo.
– Niente, dài.
– Niente un bel niente. Sembra che non si possa aver nulla da dire, che non si possa più nemmeno sbadigliare.
– Non ho detto che è sbagliato.
– Secondo me però l’hai pensato.
– Sì, l’ho pensato.
– Lo so che l’hai pensato.
– …
– …
– Ti sto annoiando?
– No, ma non voglio che inibisca i miei sbadigli.