Il mondo in scala diatonica.
Qualche sera fa sono andato a sentire il concerto di Roberto Palmas che ha appena pubblicato un nuovo disco, intitolato VII, che non è il suo settimo disco da solista, è il quarto, perché ne ha pubblicati altri tre, così almeno dice lui. VII è un disco bellissimo, tanto bello che sembra di un altro mondo. E gliela volevo dire, questa cosa dell’altro mondo, a Roberto Palmas, volevo complimentarmi con lui, al termine del concerto. Volevo dirgli che ascoltare VII è stato come viaggiare in un mondo che non conoscevo, e volevo anche ringraziarlo per avermici portato, in quel mondo. Invece non gli ho detto nulla, non sapevo se fosse proprio un complimento, dirgli che la sua musica è di un altro mondo. Io, se uno mi dicesse che sono di un altro mondo, non saprei che cosa pensare. Ma magari per un musicista è diverso. In ogni caso, non gli ho detto nulla perché a un certo punto, mentre ascoltavo il concerto e guardavo le sue dita danzare sulla tastiera della chitarra, mi è venuto in mente Frank Zappa. E siccome è un periodo che quando ragiono sulle cose faccio una fatica enorme a capirmi e farmi capire, mi è venuto in mente quello che ha detto Frank Zappa a proposito della musica e di tutto il bla bla bla che le gira attorno. Parlare di musica, ha detto una volta, è come ballare di architettura. Che sarà pure una mezza stronzata, ma secondo me è una stronzata vera.