L’esperienza della musica.
“La gente oggi fa esperienza della musica in maniera diversissima da una volta. Rispetto a un tempo, la musica non occupa più lo stesso ruolo nella cultura. Penso che dipenda molto dalla qualità del suono, perciò ci sto lavorando con PureTone. Il problema non è la musica. È il suono.
Anni fa ascoltavamo gli acetati (vinili modello che potevano essere riprodotti poche volte) per sentire cosa avevamo fatto in studio. Noi ascoltavamo con questo metodo. Il feeling arrivava immediatamente e si partiva verso il mondo spirituale ascoltando, percependo e assorbendo le onde sonore. Fu un periodo straordinario. Ora è passato, ma potremmo riaverlo con una qualità del suono viscerale.
Oggi la musica è offerta come mezzo di intrattenimento, come un gioco, senza la qualità audio totale. È come un bel passatempo o un giocattolo, non un messaggio per l’anima. Ecco, così sono cambiate le cose”.
[“Il sogno di un hippie“, Neil Young. Titolo dell’opera originale “Waging Heavy Peace“, 2012 by Neil Young. Edizione italiana Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano, 2013, traduzione di Marco Grompi e Davide Sapienza, pagine 22-23]
2 Comments
Massimo Spiga
15 Luglio 2013 at 20:15Devo dire che, ad una prima lettura, mi è sembrata una stronzata. Ad una seconda, mi sono reso conto che ha ragione: il modo in cui, oggi, le varie tracce che compongono un brano vengono compresse, crea un “muro di suono” la cui natura è sostanzialmente diversa dalle registrazioni di vecchio stampo. Inoltre, quando il brano viene diffuso in MP3, c’è un ulteriore taglio di frequenze (pari al 90% della quantità di “informazione sonora” presente nel formato originale). Insomma, gran parte della musica mainstream attuale è, in qualche modo, liofilizzata. Ovviamente, la differenza è percepibile solo se hai le orecchie di un pipistrello, sei strafatto di LSD, oppure sei Neil Young.
Gianni
15 Luglio 2013 at 20:51Oppure se sei Neil Young con le orecchie di pipistrello e hai appena fatto una scorpacciata di pastigliette.
😀