Linea 5

Linea 5.

La telecamera si fa largo tra la ressa. Pubblico. Avvocati. Familiari delle vittime. Voci concitate.
Il cameraman stringe l’inquadratura su una donna che urla, piange, sbatte i pugni sul tavolo. La donna urla “maledetti”. Lo urla una, due, tre volte. Sbatte i pugni sul tavolo. Piange.

I vertici dell’azienda decisero che non conveniva investire sulla formazione, sulla pulizia e sul miglioramento dei sistemi di sicurezza dell’impianto”.

Come, scusa?

I vertici dell’azienda decisero che non conveniva investire sulla formazione, sulla pulizia e sul miglioramento dei sistemi di sicurezza dell’impianto”.

Non ho capito. Puoi ripetere?

I vertici dell’azienda decisero che non conveniva investire sulla formazione, sulla pulizia e sul miglioramento dei sistemi di sicurezza dell’impianto”.

Non ho afferrato il senso.

I vertici dell’azienda decisero che non conveniva investire sulla formazione, sulla pulizia e sul miglioramento dei sistemi di sicurezza dell’impianto”.

Il rogo che si sviluppò sulla linea 5, la notte del sei dicembre 2007, uccise sette operai: Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Bruno Santino, Antonio Schiavone, Roberto Scola.

I vertici dell’azienda decisero che non conveniva investire sulla formazione, sulla pulizia e sul miglioramento dei sistemi di sicurezza dell’impianto”.

La donna continua a urlare “maledetti”. Sbatte i pugni sul tavolo. Piange. Dietro di lei, una ragazza tenta di consolarla. Inutilmente.

I vertici dell’azienda decisero che non conveniva investire sulla formazione, sulla pulizia e sul miglioramento dei sistemi di sicurezza dell’impianto”.

Ripetilo un’altra volta.

I vertici dell’azienda decisero che non conveniva investire sulla formazione, sulla pulizia e sul miglioramento dei sistemi di sicurezza dell’impianto”.

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