Marzo se ne va

Marzo se ne va.

Il mondo del web ha accolto con grande interesse l’esperimento di Gianni Zanata che sul suo sito, cioè qui, ha deciso di raccogliere gli stati pubblicati nel mese di marzo sulla sua pagina Facebook.
L’iniziativa, intitolata “Marzo se ne va“, riprende e amplia concetti già espressi da altri autori che in passato hanno utilizzato la metafora delle cerchie sociali.

“Marzo se ne va”

C’era una melodia che vagabondava nell’aria stamattina al risveglio. Dovevo averla cullata tutta la notte, chissà. Poi, mentre la canticchiavo, m’è venuto da pensare a Bruno.
Ehilà, Bruno. Un abbraccio
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prova prova prova
sa sa sa ssssa sa sa
si sente là in fondo?

un po’ cip e un po’ ciop
un po’ ciop e un po’ cip
un po’ cip e un po’ ciop
un po’ ciop e un po’ cip
un po’ cip e un po’ ciop
un po’ ciop e un po’ cip
come volevasi dimostrare
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Per lo più, è un custode. Lavora per la polizia di frontiera, nel deserto della California. I suoi hobby sono: ripulire i giardini, fumare sigarette, giocare con i suoi cani, aggiustare la recinzione della frontiera, e pulire le pistole. È anche una specie di rappresentante di integratori di vitamine.
Vallo a capire, Captain Ron.
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Nella mia città ci sono città dentro la città.
E tutte stanno davanti al mare
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Pronto? Pronto?
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“Lettori in calo vertiginoso, lettori fortissimi con vocazione suicidaria, librerie di catena in supercrisi, il 40% dei laureati che non legge nemmeno un libro l’anno”.
E voi? Voi che libro state leggendo adesso?
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I racconti di Kontendi sono racconti che uno, dopo averli letti, gli viene da dire Beh, ce n’è davvero per tutti i gusti.
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“Ascoltare, pensare, credere: è ciò che faccio. Anche quando le parole del Maestro non sono convincenti. Io credo. E basta”.
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“Tu lo sai, il mondo, là fuori, è sbagliato, è un errore. Il mondo non è altro che un calcolo matematico andato a male. Un’equazione irrisolta che Dio ha scagliato nel caos dell’universo”.
“Congetture su un albero motore”, on line su Kontendi.
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Kontendi, la rivista letteraria on line dai contenuti così interessanti che persino i redattori di The New Yorker pare abbiano commentato Oh, questa è roba da stropicciarsi gli occhi.
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La telefonata delle quindici e ventinove.
– Pronto, chi parla?
– …
Rumori in sottofondo.
– Pronto?
– Pronto buon pomeriggio posso parlare con il padrone di casa?
– Chi è lei?
– Salve sono Antonio volevo risparmiarla sulla bolletta del telefono.
– …
– Pronto? Parlo con il padrone di casa?
Clic.

A proposito delle statue di Monti Prama.
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Sono molto felice che oggi si celebri la Giornata Internazionale della Felicità. Felicissimo.
Quindi, buona felicità a tutti, eh.
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Dlin dlon.
– Chi è?
– Salve, sono il pilota dell’aereo scomparso.
– …
– Guardi che scherzo, eh. Devo imbucare la posta pubblicitaria, mi può aprire per favore.
– …
– Allora? Mi apre?

Il ragazzo col sorriso d’argento ha sollevato una mano e ha scosso il capo. Grazie, mi ha detto, non ho bisogno d’altro. Ha afferrato la moneta, se l’è messa in tasca e s’è dileguato tra i vicoli del quartiere. Aveva gli occhi dello stesso colore che ha il mare la notte; nelle unghie il sudiciume di una vita. Son rimasto a guardarlo mentre si allontanava. I clienti del bar, seduti a un tavolino, avevano facce di un altro secolo, di un altro tempo, di una città che non è la mia.
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C’è una lista interminabile di persone da ringraziare per aver partecipato alla festa organizzata ieri notte da Roberta Celot ai 7 Vizi.
Il locale non è riuscita a contenerle tutte. E a fare l’appello si rischierebbe di dimenticarne più di una.
Grazie a Roberta, innanzitutto. Grazie a Giuseppe S. Mereu e Valentina Neri per il loro graffiante supporto poetico. Grazie alle Lucido Sottile per la loro straordinaria verve & la loro sensibilità (in segno di riconoscenza verrò a casa vostra per prepararvi le ormai celeberrime trance di crackers). Grazie a Maurizio Carboni per la foto qui sotto.
E grazie, infine, a molte persone speciali che erano lì (ed esse sanno che mi sto riferendo proprio a loro).
Love and Peace.
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Nella mia città c’è una tale babele urbanistica che non so, ha persino un certo fascino.
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Ti scendo gente per bisticciare.
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Bene, lo confesso, lo ammetto: sono stupido (a volte, spesso, non sempre).
Detto ciò, sono ammessi i seguenti commenti.
a) grazie, ma già si sapeva
b) chi se ne frega
c) mi hai svoltato la giornata
d) benvenuto nel club
e) perché non provi col cortisone?
f) queste ciambelle sono la fine del mondo
g) va bene, il caso è chiuso

Nella mia città ci sono certi palazzi con certe facciate e con certi balconi che proprio non si direbbe.
E, dentro, il cielo in una stanza.
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Prenderò un mazzo di pensieri, li sistemerò con cura in un’ampolla di cristallo e li guarnirò con bava di lumaca e lacrime di sandracca. Poi non so, osserverò col sopracciglio all’insù, aspetterò che qualcosa accada.

Chi è che vuole spegnere l’informazione in Sardegna?
La domanda è un po’ retorica e un po’ no.
Si sa, a chi appartiene quel dito che preme sul telecomando. Si sa. Lo sanno un po’ tutti.
Il carnevale è passato. E lo sanno un po’ tutti, chi si nasconde dietro la maschera, o dietro la barba che dir si voglia.
Però.
Però, verrebbe da domandarsi: com’è che nessuno impedisce al proprietario di quel dito di premere sul telecomando?
E ancora: perché nessuno glielo impedisce?
E soprattutto: quanti e dove sono e che mestiere fanno e che ruolo hanno e quali stanze del potere abitano, i tanti “nessuno” che sanno, che guardano e che nulla fanno per impedire che quel dito spenga un’altra voce dell’informazione in Sardegna?
Grazie ancora a Nico Massa, al suo entusiasmo, alla sua rabbia, alla sua creatività, alla sua gentilezza.
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Pensieri storti. Idee storte. Giornate storte.
Ah, ma per fortuna che c’è marzo.
Oh, sì. Ci pensa lui a raddrizzarle, le giornate storte.
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A proposito della bellezza, grande o piccola che sia, delle giraffe, del cinema, dei corpi e dei telefonini.
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