Megafoni.
In questi giorni, nell’annientamento dei suoni e dei rumori e nella deflagrazione del nulla sotto vuoto che si spande da un capo all’altro della città, mi aspetterei che qualcuno al tramonto si piazzasse in piedi a gambe divaricate sulla linea di mezzeria del Largo Carlo Felice, si portasse le mani alla bocca a mo’ di megafono e con voce possente urlasse un solenne e vibrante Sugunnemmammarua.