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Noccioli di ciliegia

Noccioli di ciliegia.

Negli anni ottanta del secolo scorso, forse a metà degli anni ottanta, comunque in quegli anni lì, anni che avevano una certa rilevanza, soprattutto per chi li ha vissuti, avevo iniziato a scrivere un saggio che si intitolava “Saggio di critica cosmica”. Dopo un inizio promettente, la scrittura si era interrotta per motivi che al momento mi sfuggono ma che in quel periodo mi dovevano essere ben chiari. Queste sono le prime due pagine del saggio.

Prefazione.

Corre l’obbligo di riferire alla comunità scientifica internazionale che il reperto in questione potrebbe anche essere un falso. La collocazione spazio-temporale del documento non è stata ancora accertata. Quindi, è compito del curatore formulare l’auspicio che quanto prima, con o senza contributi di illecita provenienza, si possano avvalorare le teorie fin qui ipotizzate. Il frammento di novantasei pagine all’attenzione del lettore consta di una parte propedeutica e di un’altra di catalogazione indecifrabile. Nulla vieta di supporre che l’autore, o l’autrice o gli autori, siano ancora in vita. A lui, o a lei o a loro, gli studiosi hanno già fatto appello perché sia finalmente svelato il mistero che circonda le carte ritrovate tre anni fa nelle cantine di un maniero ottocentesco di Belluno. Il pensiero della scienza non è mai stato così fertile: nuove sfide attendono l’umanità.

Capitolo secondo (il primo non è stato recuperato).

A proposito di quanto esposto nel capitolo precedente, credo che sia utile definire una volta per tutte il concetto di Relazionismo Oggettivante. Molti colleghi convergono su un punto: l’antitesi è un surrogato dell’inflessione passiva. Senza allontanarsi troppo dal nostro punto di partenza, si è in dubbio se supporre che la distribuzione dei fenomeni sia vincolata all’impedimento analitico, oppure che una parte di essa svolga un’attività sostanzialmente inutile. L’oggetto che non diventa oggetto perché nessun oggetto è oggetto a prescindere, è un’altro di quegli elementi che mettono in dubbio l’assunto di Joaquim, che, com’è noto, sull’espansione dei noccioli di ciliegia ha basato alcuni degli studi più significativi dedicati alle droghe pesanti. Nell’autunno del 1968, Joaquim scriveva:
“La struttura, benché sinuosa e brutale, è semplicemente un dettaglio, non mi affannerei troppo a seminare dubbi. Vestirsi all’europea o, peggio ancora, imitare il verso delle colombe, rappresentano attività che difficilmente possono essere esercitate come tante altre. La vera domanda che ci dobbiamo porre è la seguente: Se Dio ha creato ogni cosa dal nulla, dov’è adesso questo nulla?”.
Che Joaquim fosse rimasto ormai a corto di neuroni, i colleghi del ramo filosofico esistenzialista se n’erano accorti ben prima del 1968. Purtroppo, la maggior parte di loro era già morta da un pezzo.








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