Pensavo una cosa.
Pensavo una cosa.
Pensavo una cosa che mi è venuta in mente ieri, e anche stamattina. Una cosa che non mi sarebbe mai venuta in mente, che so, l’anno scorso, o cinque anni fa. Ché nemmeno avrei perso tempo a pensarci, tra l’altro.
Pensavo una cosa.
Pensavo al fatto che esistono persone che per molto tempo, addirittura per molti anni covano sentimenti di astio e di disprezzo nei confronti di altre persone. Stanno lì a covare, per un tempo inimmaginabile. Ché per covare certi brutti sentimenti bisogna avere anche una buona dose di pazienza, oltre che una certa predisposizione.
Pensavo anche un’altra cosa.
Pensavo che le altre persone, le persone nei confronti delle quali sono stati covati brutti sentimenti, loro non lo sanno. Non lo sanno che c’è gente che ha covato per tanto tempo contro di loro. Forse se lo immaginano. Ma c’è una bella differenza, tra sapere e immaginare di sapere.
E insomma. Pensavo.
E pensavo che nulla accade, finché la cova non finisce. Ed è a quel punto che le persone non hanno più bisogno di nascondersi. Ed è a quel punto che possono odiare, senza alcuna inibizione, felicemente libere di esprimere tutta la loro cattiveria, il loro livore.
Anzi, no. Non felicemente. Rabbiosamente libere. Ché come dice Simona, felice quella gente lì non lo sarà mai.
E poi pensavo anche un’altra cosa.
Ma voglio pensarci bene, con calma.