Poetto settembrino

Poetto settembrino.

Quinta fermata, coppia sui trenta, arrivano carichi di zaini, sdraio e borsa frigo. In spiaggia si sta belli larghi, a metà settembre. Trovi un bagnante ogni quindici metri. Come se esistesse una regola, non codificata ma insita nel senso comune, ognuno rispetta una distanza minima, in spiaggia a metà settembre. Ognuno tranne loro due, che hanno deciso di piantare l’ombrellone a un metro e mezzo dal mio asciugamano. Lui pianta e sta in silenzio. E sta in silenzio anche dopo aver piantato. Lei invece parla in continuazione, anche dopo aver sistemato sdraio e bagagli.

– Ceee, si sta troppo bene, vero?
– …
– Fatta l’hai la foto all’acqua? Fai la foto all’acqua. Tanto già è poco bella così piatta!
– …
– Fatta l’hai la foto alla barca a vela? Falle una foto.
– …
– Aspe’. Fammi una foto con lo sfondo dell’acqua. La mandiamo a Donatella?
– …
– Aiò che la mandiamo a Donatella che la faccio invidiare.
– …
– Fame ne hai? Io ho fame.
– …
– A Gigi l’hai chiamato? Non l’hai ancora chiamato?
– …
– Lo chiami più tardi? E a che ora lo chiami?
– …
– Passami un panino. Col prosciutto? Pomodoro non ce n’è?
– …
– Ma fatte le hai le foto? Me le uozzappi?
– …
– Perché non lo chiami adesso a Gigi? Chiamalo, aiò.
– …
– E la foto all’acqua piatta? Fatta l’hai? Boh, non la vedo.
– …
– La crema. Passa la crema. Tutta a squame sono, gua’ le gambe.
– …
– Frutta ce n’è? Solo pesche? Uva non ne hai preso?
– …
– Donatella non risponde. Invidiando dev’essere. Vero?
– …
– E Gigi? Se non lo chiami però.
– …
– L’Unione presa l’hai? Te l’avevo detto di prenderla.
– …
– Cosa dici, me lo faccio il bagno? Sarà fredda?

Di colpo la voce di lui, un tono basso e risoluto.
– Amore, mi ses faendi sa conca a palloni. Tuffa, a su mancu ti cìttisi.

Lei, per tutta risposta, si volta stupita rifilandogli il domandone finale.
– Ma poitta ses sempri arrevesciu?

nella foto, distanze