Porno.
Mi sembra di capire che sia in corso un dibattito sulla pornografia del cibo e sulle consistenti sedimentazioni sociologiche, antropologiche e filosofiche associate all’elaborazione culinaria. A tal proposito mi è venuto in mente un mio amico che, quando aveva 13 anni o giù di lì, un giorno era entrato nella pasticceria di via Dante e si era mangiato sei panzerotti alla crema, uno dietro l’altro, e qualche ora dopo era tornato a casa e gli era venuta una tale cagarella, di quelle cagarelle da stare seduti per ore sul cesso, che il padre, una volta identificata la causa del disturbo, prima gli aveva dato una passata di ghinghe in testa e poi, rivolto alla moglie, le aveva detto “As fattu unu fillu totu accallonau”.