Turbamenti.
Poco fa mi sono affacciato al balcone, ho guardato il cielo e mi sono messo ad ascoltare il silenzio. Il silenzio era ovunque. Dilatato, ostinato e invadente. Solo interrotto, di tanto in tanto, dal canto modulato dei passerotti, dalle risate fragorose dei gabbiani, dal richiamo roco delle cornacchie. E mentre ascoltavo il silenzio e riflettevo sul turbamento diffuso di questi giorni confusi e strani, sulla complessità delle nostre esistenze, oggi quanto mai precarie e instabili, dalla finestrella del bagno del palazzo di fronte si è levato all’improvviso un urlo maschile dal tono forte e squillante: “Ti ho detto un attimo che sto cagando!”.