Una cosa so.
– Vuoi che ti dica una cosa?
– Dimmi, dimmi.
– Non mi sembrava uno di quei tipi che se tu gli dici A lui capisce B.
– Ce ne sono, eh. Di tipi così, voglio dire.
– Ce ne sono, esatto. Ma lui non mi sembrava.
– Ti sei sbagliato?
– Mi sono sbagliato.
– Succede.
– Che cosa?
– Di sbagliarsi.
– Non lo so. A me capita molto di rado.
– E va bene, ma è normale. Non sei mica infallibile.
– Quasi.
– Quasi infallibile?
– Esatto.
– Ma non farmi ridere, va’.
– Ridi, ridi.
– Dài, non divagare. Mi stavi dicendo di ‘sto tipo.
– Non sto divagando. Comunque sia, io ‘sto tipo lo immaginavo diverso.
– Diverso come? Diverso da chi? Diverso perché?
– Senti, te la faccio breve. Io a un certo punto gliel’ho chiesto con gentilezza. Con troppa gentilezza, forse. Avrei dovuto chiederglielo con un tono un po’ più autoritario. Non minaccioso. Hai presente? Un tono deciso ma non violento. Un tono che uno capisce subito e tra sé e sé gli viene da pensare “Eh, no, qui non si scherza”. Così gliel’avrei dovuto chiedere. Con un tono meno molle, meno accondiscendente, meno remissivo.
– Scusa ma non ho capito.
– Che cosa?
– Non ho capito che cosa gli hai chiesto?
– Gli ho chiesto se poteva evitare di ciondolare la testa.
– Ti dava noia?
– Esatto.
– Ma perché ciondolava la testa?
– Gli auricolari. Ascoltava musica. Auricolari bianchi.
– Non li sopporto, gli auricolari bianchi.
– Ascoltava musica a volume altissimo. E ciondolava la testa.
– Ma che razza di sfrontato!
– Gliel’ho chiesto con gentilezza, mi devi credere.
– Ci credo, ci credo.
– Alla fine non ci ho visto più. Ed è andata come è andata.
– Ti capisco.
– Poi mi sono pentito.
– Ma certo. Pentirsi è umano.
– Forse avrei dovuto chiederglielo con un tono più risoluto.
– A volte non serve star lì a recriminare. I toni sono toni. I fatti sono fatti. Guarda, ti capisco. Testa ciondolante, auricolari bianchi, strafottenza musicale. No, senti, manda via quei sensi di colpa. Nessun rammarico, nessun rimpianto.
– Già. Mi sembra ragionevole quello che dici.
– Ma sicuro. Più che ragionevole.
– Comunque sia, sai che ti dico?
– No.
– Una cosa so.
– E che cosa sai?
– Che quel tipo aveva una faccia che non mi piaceva.
– Ah, sì?
– Una faccia da stronzo.
– Allora hai fatto bene.
– Sì, ho fatto bene.
– Sì, è quello che penso anch’io.