Utopia degli spazi

Utopia degli spazi.

L’altra mattina, mentre attraversavo sulle strisce pedonali, a momenti un’auto mi metteva sotto, si è fermata a mezzo metro dalle mie gambe producendo un rumore fastidioso in frenata. Alla guida c’era un frate francescano, il saio marrone, il cranio pelato e la barba lunga e grigia. Mi ha guardato e mi ha sorriso.
Che cazzo ridi, gli ho detto.
Pace e bene, mi ha risposto.
Ho immaginato di essere Dio in sella a una moto dei Vigili urbani, il casco lucido e gli occhiali a specchio. Ho guardato il frate che continuava a sorridermi.
Va bene, gli ho detto, pace e bene anche a te.
Poi ha innestato la prima ed è ripartito a razzo.








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